Talent gap nell’Aerospazio di Antonio Felice Uricchio (ANVUR)

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Sotto la spinta inarrestabile di fenomeni in larga parte dipendenti dalla conoscenza e dall’innovazione, la storia dell’umanità è profondamente mutata e continua a mutare, talvolta anche molto rapidamente. Soprattutto negli ultimi decenni, lo sviluppo delle nuove tecnologie, anche digitali e telematiche, hanno consentito di aprirsi a nuovi mondi virtuali e reali. Cyber spazio e spazio cosmico divengono luoghi da scoprire e soprattutto in grado di generare nuove opportunità di natura economica e prospettive di lavoro e di crescita.

In questa prospettiva, evidente appare la stretta correlazione tra conoscenza, innovazione tecnologica e modelli di organizzazione del lavoro, ricorrente oggi come nel passato. La questione della “fine dei lavori” (l’espressione è di John Rifkin nel suo volume del 1995), ampiamente dibattuta dagli studiosi, va meglio chiarita nel senso non solo del ridimensionamento o della scomparsa di alcuni lavori ma soprattutto dello sviluppo di nuovi lavori o di nuove competenze per i lavori che sopravvivono e devono adeguarsi.

Come evidenziato dall’ultimo rapporto del World Economic Forum “Future of jobs”, numerosi sono i nuovi lavori che il mercato richiede, la maggior parte dei quali high skilled mentre si riduce il valore e lo spazio per le occupazioni low-skilled. Il divario fra offerta e domanda di lavoro impone un grande impegno dello Stato e di tutto il mondo accademico nella formazione e nella riqualificazione del capitale umano, nella introduzione di strumenti di stimolo anche per le imprese private, coinvolgendole nelle attività di orientamento, di tirocinio ed esperienziali, ovvero sostenendo processi di inserimento anche attraverso incentivi.

In questo contesto, particolare interesse presenta lo studio curato da Artur D. Little e dal Distretto Tecnologico Aerospaziale (DTA) dedicato al fenomeno del”talent gap” del settore dell’aerospazio in Italia, vale a dire al divario tra la domanda delle aziende che in esso operano, in ordine a competenze e professionalità, e l’offerta espressa dai neolaureati delle università. L’indagine che ha coinvolto sia le principali aziende del mondo A&D (Aerospazio e Difesa) italiano sia dei rappresentanti del mondo accademico, sia panel di studenti, anche se condotta a cavallo della pandemia da Covid19 (agli effetti della quale viene comunque dedicato un capitolo), appare particolarmente preziosa  evidenziando la necessità di sostenere e promuovere competenze tecniche verticali, soprattutto su specifici ambiti tecnologici e digitali, ma al contempo di rafforzare capacità trasversali e flessibili. Essa offre importanti elementi di riflessione per il sistema accademico del nostro Paese, impegnato in un profondo riordino dei percorsi e dei modelli formativi. Basti pensare che annualmente sono sottoposti all’Agenzia di valutazione dell’Università e della ricerca, che ho l’onore di guidare, circa 200 nuovi progetti di corsi di studio triennale e magistrale, molti dei quali dedicati a percorsi che l’indagine considera aree di gap su cui intervenire come sistemistica, data science, project management, come anche su aree cosiddette ibride in cui saperi apparentemente lontani si confrontano e si integrano.

Fondamentale appare comunque il dialogo costante e proficuo tra mondo accademico e mondo delle imprese che anche attraverso l’esperienza pugliese del DTA in cui  istituzioni, università e imprese e stakeholder, nell’avvertire la responsabilità di mettere in campo azioni integrate di lungo periodo, hanno affrontato con attenzione e impegno il tema dei bisogni formativi dei nostri giovani e soprattutto del loro inserimento nel mondo del lavoro e alla valorizzazione delle competenze acquisite, al sostegno delle iniziative di autoimprenditorialità il paese potrà crescere, diventando sempre più coeso e competitivo. Un vivo ringraziamento va quindi a Giuseppe Acierno, oltre che per il grande lavoro svolto come Presidente del DTA, per la grande attenzione riservata ai temi della ricerca e dell’innovazione, cogliendo la centralità dell’Università dinanzi alle nuove sfide che il futuro ci riserva.

Antonio URICCHIO – presidente  Agenzia Nazionale di Valutazione del sistema Universitario e della Ricerca